LA FISARMONICA OGGI?
UNO STRUMENTO PARI  E SOSTITUTIVO DEGLI ALTRI PIU’ “BLASONATI” ?

di Arnaldo De Porti

Fare una riflessione su quanto segue potrebbe sembrare, ma solo in capo a  coloro che millantano indebitamente di essere dei conoscitori della grande musica,  una sorta di barbarie cultural-musicale volta ad ossidare la grandezza ed il valore  delle opere di un Giuseppe Verdi, di un  Gioachino Rossini, o di un J. S. Bach tralasciando i tantissimi altri celeberrimi compositori,  ma non è assolutamente così !   Per i veri cultori della musica invece  il discorso è un altro.
Questa premessa ha uno scopo ben preciso:  parlare in maniera chiara  di uno strumento che oggi, nella sua popolarità,  detta legge esattamente come gli altri strumenti malgrado  sia visto ancora in una ottica riduttiva.  Esso infatti è “completo” ad ogni effetto e quindi  capace di sopperire alle funzioni di una intera  grandissima orchestra, compatibilmente con le sue dimensioni: si tratta della  fisarmonica.    Detto strumento, già nei conservatori di tutto il mondo da vari decenni, sembra oggi accostarsi di diritto, per motivi che dirò in appresso, all’importanza di certe “performance”  delle grandi multi-orchestre che si esibiscono nei teatri Metropolitan di New York, Scala di Milano, Fenice di Venezia, ecc. che assemblano, queste ultime,  una miriade di i strumenti diversi che, alla fin fine, producono la stessa musica, con la sola differenza, a loro favore, di poter godere di certe coreografie pompose rispetto alla semplicità popolare che caratterizza uno strumento a mantice come la fisarmonica. Forse, giornalisticamente, c’è  un po’ di enfasi in teressata nel dire questo, ma non troppa…
Va detto intanto che la musica classica sembra aver subìto in questi ultimi anni un calo di interesse per varie ragioni, vuoi per gli alti costi di produzione in presenza di scarse risorse erogate, vuoi per la tipologia di un target generalmente di fascia alta di gente che  va a teatro, non certo, purtroppo,  per ascoltare musica, ma per altre motivazioni che nulla hanno a che vedere con la…Tosca o la Traviata, fascia questa che lambisce, se non la supera,   una percentuale di circa l’ottanta per cento e che ci va  per dire  “c’ero anch’io” con il presidente della Repubblica, o altre importanti Istituzioni, oppure  per fare sfoggio di mise sartoriali lussuose, o per sviluppare rapporti utili soprattutto per il business, nonché per consolidare interessi politici che, ultimamente, ahimè, inflazionano ogni contesto della vita sociale, ecc.;  per tutte queste ragioni non va sottaciuto che queste condizioni non sono certo a favore della cultura e del piacere della musica.   Tutto ciò sta determinando anche  un forte disagio a quello striminzito  venti per cento circa che rimane e che  si identifica proprio con quelle modeste fasce popolari che amano e conoscono davvero la musica e che, per ascoltarla, vengono relegate ai soliti loggioni ove il biglietto costa meno (si fa per dire).
Detta situazione ha origini non troppo lontane: esse risalgono a pochi decenni fa, e cioè a quando la politica affermava che “con la cultura non si mangia”.  Da qui, si è notato un travaso culturale dal teatro  a favore della musica popolare, meno costosa e più immediata,  che non poteva non essere meglio rappresentata se non  dalla fisarmonica che, come detto prima, permette di produrre sia pezzi classici che popolari, attraverso un suono diventato sempre più accattivante da svilupparne sempre più  la passione  ovunque, e ciò con importanti frequenze e numeri di ascolto,  sia attraverso i vari canali tv, le piccole orchestre di periferia o, semplicemente anche in occasione private fra amici, come  si sta osservando ovunque. 
In sintesi:  siccome accedere ai gradi teatri è diventato pressoché impossibile ai ceti medio-bassi per le ragioni sopraddette, automaticamente la fisarmonica ha sopperito parecchio a questa défaillance  imponendosi alla grande sia nel classico che nella musica leggera. Tanto per documentare, nella nostra provincia di Belluno esiste la Fisorchestra G. Rossini, diretta dal Maestro Ernesto Bellus  composta da 50-60 fisarmonicisti che propone di tutto, sia classico che leggero. Non parliamo di altri gruppi, come il gruppo “ Fisarmonicisti Bellunesi”  di cui fa parte anche chi scrive,  e che, oltre a suonare in  nome della cultura personale e pubblica, si prestano al volontariato musicale nelle case di riposo ove la gente soffre ed a cui nessuno pensa.
Una riflessione conclusiva in chiave sociologica, accantonando giocoforza moltissime cose che sarebbero da aggiungere.
La musica, al di là di quali strumenti venga prodotta,  è comunque un’arte magica dal potere essenzialmente spirituale che il Padreterno (per i credenti) sembra aver elargito agli uomini come un sublime ed indefinito linguaggio onde poter esprimere sentimenti non altrimenti raggiungibili, fruendo così di un ineffabile godimento dello spirito. Ecco perché,  come ho già scritto parecchie volte, la musica è arte anche livellatrice di ogni disparità di classe e di sentimento,  patrimonio che se fosse insita nell’animo di  chi ci governa a livello  mondiale, cancellerebbe da ogni dizionario ogni  sillaba o consonante del sostantivo “guerra”.  
Nel caso di specie,  la musica potrebbe costituire attualmente un denominatore comune che si  innescherebbe nel cuore di ogni essere umano, senza alcuna traduzione di linguaggio, sia da parte dell’Occidente e dei suoi antagonisti ai fine della pace.  
Ma, ahimè, la musica in questo momento, mi ha fatto solo sognare…  
Arnaldo De Porti

 

Ascolta in sottofondo la Czardas di Monti super variata. Eseguita dalla fisarmonica di Peppe Zagarella

 


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