FISARMONICA. ORIGINI E NON SOLO…

di Arnaldo De Porti

Malgrado la fisarmonica abbia di diritto varcato le porte dei conservatori di tutto il mondo imponendosi al pari di tanti altri strumenti musicali, essa sembra risentire ancora di un falso retaggio che, soprattutto agli occhi di un certo target, il quale, spesso indebitamente, ritenendosi di standing sociale superiore, non la considera certo sullo stesso piano di strumenti “blasonati” come il violino, l’organo o il pianoforte, tanto per citarne alcuni. E questa, almeno a mio avviso, costituisce mancanza di approccio specifico con la fisarmonica, se non addirittura precarietà cognitiva verso uno strumento unico al mondo per completezza, dinamicità, praticità e, non da ultimo, per il suono, che può variare a seconda delle impostazioni applicate dal musicista, sostituendo il suono di altri strumenti, specie ora con l’apporto del  midi. Il MIDI (Musical Instrument Digital Interface), per chi non lo sa,  è uno standard creato per lo scambio di dati digitali fra strumenti musicali elettronici grazie al quale gli strumenti musicali elettronici possono colloquiare fra loro ad  un livello inimmaginabile sino a pochi anni fa.
Già su questo giornale ho voluto narrare la storia che ha dato i natali alla fisarmonica, intervistando un direttore d’orchestra, il Maestro Ernesto Bellus di Belluno, professionista di alto rango nazionale ed internazionale, direttore della Fisorchestra G. Rossini,  il quale, come noto, avendo diretto complessi fisarmonicisti di cinquanta-sessanta fisarmoniche in Europa e Sudamerica, ha titolo qualificato per farlo.  Col pretesto della fisarmonica, ma più precisamente della musica in generale,  ho fatto poi, sempre su questo numero di Mensile News,  delle considerazioni sulla  musica “strumentalizzata” senza… strumenti (scusate il bisticcio stavolta pretestuoso davvero) spesso finalizzata verso altri obiettivi rispetto a quella cultura che, come amo dire spesso, si esprime in tutte le lingue senza bisogno di interpreti, e cioè attraverso un pentagramma universale.
Ho chiesto al Maestro Bellus come e dove è nata la fisarmonica, e come essa faccia ad emettere suoni capaci di entrare nell’animo anche delle persone più “dure” quanto a sensibilità, diversificando i suoni a seconda del significato dei brani che si vogliono interpretare.  Ed egli, con molta cortesia, non solo mi ha fornito varie risposte a tu per tu, ma mi ha anche invitato ad assistere ad una vera e propria lezione sull’argomento, i cui passi più interessanti cercherò di raccontare qui in appresso.
Ma come funziona la fisarmonica ?  Essa si avvale di un mantice che soffiando l’aria fa muovere delle ance, una specie di lamelle, le quali, spinte appunto dall’aria provocata dall’apertura e chiusura del mantice dalle braccia del fisarmonicista, vibrano emettendo il suono: in poche righe non è possibile spiegare la parte meccanico-elettronica, ma per capire la straordinarietà dei variegati effetti, basterebbe dire che inserendo il registro, per esempio,  della voce “organo”,  la fisarmonica potrebbe essere suonata anche in Chiesa.  Come del resto ho fatto più di qualche volta.
Il vero e proprio decollo  della fisarmonica, al di là della storia che parla di un primo brevetto di un “accordion” depositato il 6 maggio del 1829 a Vienna dal costruttore di organi e pianoforti Cyrill Demian e dai suoi figli Carl e Guido, si ha alla fine dell’800 a Castelfidardo; lo confermano molti documenti di allora, e ciò lo si deve prevalentemente  all’ ingegno di Paolo Soprani e Mariano Dallapè,  e quindi dei vari  Magliani, Enrico Guerrini, Pasquale Piatanesi, Francesco Serenelli, Adriano Picchietti, Paolo Guerrini ed altri in un periodo successivo che va dal 1899 e il 1905. I primi coraggiosissimi pionieri di Castelfidardo che hanno saputo  conquistare i mercati culturali d’oltre oceano sono Enrico Guerrini e Colombo Piatanesi (a San Francisco), Egisto Pancotti a New York. ecc.ecc.
Per la storia, notizia più o meno attendibile ma sicuramente strumentalizzata politicamente,  andrebbe ricordato che il regime fascista dette una mano per la rinascita dell’industria di allora in grave crisi. Si propagandò lo strumento come “inventato” in Italia, “vanto della nostra laboriosità e delizia del nostro popolo” (rivista “Varietas” Rassegna Nazionale dell’Autarchia 1941) e proprio nel 1941, Benito Mussolini stabilì che un lotto di 1000 fisarmoniche venissero assegnate ai vari reparti di truppe impegnate nel 2° conflitto mondiale.
Mi verrebbe da pensare che, se detto strumento è servito ai regimi belligeranti autarchici cui ho fatto cenno, perché non lo si può usare ora per dare una calmata alle guerre ? Atteso che essa  da sempre fa breccia sui nobili sentimenti che invocano la pace ?
ARNALDO DE PORTI

 

 

 

Ascolta in sottofondo il Carnevale di Venezia eseguito da Peppe Zagarella alla fisarmonica

 


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