VITTORIO CORNA
LA COMIT COME CENTRO D’ARTE E DI CULTURA

di Vincenzino Barone

                                                  (nelle foto: il Presidente, Raffaele Mattioli, Vittorio Corna giovane e la celletta-ossario al Cimitero Maggiore di Milano)

Da qualche tempo registriamo, nell’opinione pubblica, un rinnovato interesse circa il ruolo svolto dalla Banca Commerciale nelle vicende italiane nel XX secolo. Da qualche mese è, inoltre, in distribuzione il ponderoso saggio di Francesca Pino, “Raffaele Mattioli, una biografia intellettuale” (Il Mulino, Bologna, 2023), che disegna, con efficacia, i contorni dell’azione del nostro Presidente nella cultura del Novecento e la centralità della sua missione di banchiere illuminato nell’economia e nella finanza, tanto domestiche, quanto internazionali.
Non sorprende, quindi, che anche nel Personale dell’antico Istituto sia come rinato quell’orgoglio di appartenenza che la inopinata scomparsa del marchio, nel 2002, non è riuscito a cancellare.
In questo contesto, certi del consenso della dottoressa Rosanna Schiattone, abbiamo recuperato stralci di un suo elaborato grazie al quale, nel 2013, la medesima portò a compimento i suoi studi presso l’Accademia di Brera.
L’allora studentessa discusse, col relatore prof. Marco Meneguzzo, una tesi dal titolo “Vittorio Corna, promotore della collezione d’arte della Banca Commerciale Italiana tra la fine degli anni 40 e gli 80” (d’ora in poi, tra le virgolette, i testi diretti della Schiattone).
Il lavoro partiva dalla constatazione che il Presidente Mattioli, in aggiunta ai suoi molteplici meriti, era stato tra i principali promotori della nascita del collezionismo artistico nel mondo del credito.
Il percorso della Banca iniziò con quelli che furono definiti “acquisti di valore”, anche se non ancora collegati a un progetto specifico. “Già dagli anni Trenta, l’amministratore delegato Raffaele Mattioli diede il via all’acquisto di numerose opere di pittori dal Seicento al primo Novecento. Tra le opere di valore si segnalano tele di Caspar Van Wittel (tra le altre, lo stupendo <Largo di Palazzo> che restituisce una panoramica del Palazzo Reale napoletano e dell’attuale Largo Plebiscito. Ndr), un’incisione del Seicento di Baratta, tavole della scuola del Francia e del Tintoretto. Nel 1973 la Comit acquista da un privato un olio come appartenente alla scuola di Mattia Preti, ma di cui viene confermata la paternità al Caravaggio da parte di Ferdinando Bologna e Mina Gregori. Si tratta del <Martirio di S. Orsola>, l’ultimo dipinto dell’artista, eseguito poco prima di morire, nel 1610, su commissione del principe genovese Marcantonio Doria…”
Dal punto di vista della programmazione mirata, il punto di svolta avvenne, invece, con l’entrata in scena di Vittorio Corna, un altissimo dirigente assunto in Comit nel 1940 nella filiale di Lucca, trasferito poi alla Direzione Centrale a Milano, per percorrere tutta la sua carriera nell’ambito del Servizio Personale del quale, nel 1967, divenne il responsabile, assumendo l’anno appresso il grado di Direttore Centrale.
Nel profilo biografico di Vittorio Corna, redatto dall’Archivio Storico del Gruppo Intesa Sanpaolo, che conserva le carte che coprono il periodo 1939-1989, a proposito della sua attività di critico e collezionista si legge: “inizia alla fine degli anni Quaranta, durante la quale strinse rapporti di amicizia con artisti, galleristi e critici. Corna quindi finanziò tramite la Comit, nel suo ufficio di capo del Personale, le principali tendenze italiane artistiche dal secondo dopoguerra in poi, dal Neocubismo degli anni Cinquanta, alla Pop Art degli anni Sessanta, fino all’Arte Concettuale e all’Arte Povera degli anni Settanta”.
La collezione della BCI è, quindi, strettamente connessa al nome di Vittorio Corna che “affiancando un interesse da amatore a una conoscenza approfondita dell’arte italiana contemporanea, contribuì a determinarne l’impronta generale”.
All’attività quarantennale di Vittorio Corna si deve, quindi, la nascita della raccolta di artisti italiani, dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta, presso la Comit.
Negli anni Sessanta, Corna costituì il primo nucleo di quella che sarebbe stata la collezione di contemporanei dagli anni ’50 ai ’90, oggi visitabile presso le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo.
L’Archivio testimonia, così, l’attenzione di Vittorio Corna nei confronti di eventi, tendenze, movimenti artistici nel quarantennio citato. Parliamo di un’attività di “elaborazione critica, teorica e classificatoria”, in vista di progetti di pubblicazioni su riviste specializzate, mostre e cataloghi.
Vittorio Corna continuò a coltivare la sua passione ben oltre la scomparsa, nel 1973, del nume tutelare, Raffaele Mattioli, persino negli anni successivi al proprio pensionamento, nel 1981. Dopo quella data, mantenne l’incarico di consulente per le collezioni d’arte fino alla morte, che avvenne nel 1989.
A Vittorio Corna subentrò poi Giorgio Ferretti sia nel ruolo di Capo del Personale che in quello di responsabile delle collezioni d’arte della Banca Commerciale Italiana. Ferretti, degno allievo, svolse con passione e straordinaria competenza il compito ereditato dall’illustre predecessore.
Come risulta dalle carte depositate presso l’Archivio Storico, Vittorio Corna si dedicò a uno studio metodico dell’arte, documentando minuziosamente gli avvenimenti artistici e le mostre più importanti tra gli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta, scrivendo articoli di recensione e di critica sulla rivista “NAC Notiziario di Arte Contemporanea di Francesco Vincitorio” e sui cataloghi d’arte da lui curati in occasione delle prime mostre che organizzò, presso le filiali estere della Comit.
La Schiattone riferisce come Corna sostenne con lungimiranza gli artisti più innovativi e seguì le mostre che videro nascere gruppi e tendenze presso le gallerie milanesi e italiane. Negli anni ’60 Corna costituì il primo nucleo di quella che sarebbe stata la collezione di contemporanei dagli anni ’50 ai ’90, oggi visitabile, come detto, presso le Gallerie d’Italia.
L’autrice racconta pure che ogni mattina, prima di recarsi al lavoro, il dottor Corna si recava in visita presso la libreria Bocca in Galleria, intrattenendosi con il proprietario, Giacomo Lodetti, che gli procurava cataloghi d’arte di qualsiasi provenienza, anche straniera.
L’attività critica e collezionistica di Corna (citiamo sempre Rosanna Schiattone) si estrinsecò in tre importanti mostre, delle quali curò i relativi cataloghi:
- “Arte Italiana 1960/80”, pubblicato nel 1984 (raccoglie le opere in esposizione presso la sede di New York);
- “Arte Italiana Afro/Santomaso/Turcato/Vedova” (collezione della Comit di Madrid), pubblicato nel 1987;
- “Arte Italiana Burri/Capogrossi/Dorazio/Novelli” (opere della collezione della Comit di Londra), pubblicato nel 1989.
La collezione di artisti contemporanei del Cantiere del Novecento di Intesa Sanpaolo proviene, quindi, in larga misura, dal patrimonio della Banca Commerciale Italiana, raccolto grazie alla ricerca e allo studio quarantennale del nostro storico capo del Personale.
Vittorio Corna, oltre a essere il fautore della grande collezione della Comit, ne costituì una sua personale, che comprendeva gli artisti italiani più rappresentativi e innovativi dal dopoguerra in poi. Di essa faceva parte un’importante raccolta di poesia visiva, che prima di morire donò alla Comit affinché non andasse dispersa. I quadri sono esposti alle pareti della sua abitazione di Milano, in corso di Porta Vercellina al numero 9, raggruppati per tendenze, gruppi, autori.
Per gli acquisti di opere d’arte, Corna si affidava “principalmente alle ricerche dello Studio Marconi di Milano, ma aveva rapporti anche con altre gallerie milanesi, come lo Studio Santandrea di Gianfranco Bellora e il Mercato del Sale di Ugo Carrega”, anche se a volte acquistava direttamente dagli artisti o in occasione delle aste della Finarte.
La Schiattone conclude affermando che “l’attività legata al collezionismo di Vittorio Corna, documentata nelle carte, evidenzia come negli anni avesse affinato sempre più le sue competenze in campo artistico, tenendosi costantemente aggiornato sui nuovi linguaggi e ricerche, di cui è testimone e attore privilegiato”, in un momento particolarmente felice dell’arte in Italia, nel trentennio tra il 1950 e il 1980.
Le opere della collezione della Comit, destinate ad arredare le numerose sedi e filiali, dettero un importante contributo alla promozione dell’arte italiana all’estero.
La laureanda concludeva la sua dissertazione osservando che “…la nascita di una collezione artistica come quella costituita dalla Comit…rappresenta in modo esemplare l’arte italiana del Novecento ed è anche legata alle storie personali di uomini che hanno avuto privilegi e oneri nello spendere i propri interessi nel loro lavoro, dedicandovi gran parte della propria vita, operando in modo tale che un grande patrimonio artistico potesse essere fruito dalla collettività”.
E ciò non può essere che un ulteriore motivo di orgoglio per quanti possono vantare la loro appartenenza al mondo della Banca Commerciale Italiana.
Enzo Barone, 1° febbraio 2024

N.D.R.: i resti mortali di Vittorio Corna riposavano in una celletta-ossario anonima del  Cimitero Maggiore di Milano. Alcuni anni fa gruppo di colleghi si è autotassato per far fronte alla spesa - invero modesta - per l'acquisto e la sistemazione di una piccola lapide sul loculo del collega (allora reperibile grazie a un numero scritto a pennarello sul marmo.....): finalmente giovedi' 4 dicembre 2014 la celletta di Corna e' stata contraddistinta dal suo nome (cfr. fotografia) nel Cimitero Maggiore di Milano, ossario "Piramide" reparto 122, repertorio 10269. 
N.B.: questa pagina e' una rielaborazione (con una piccola aggiunta) di uno scritto di Enzo Barone gia' comparso su alcuni spazi Facebook (A. Izeta)

 

Ascolta in sottofondo Beethoven - Chiaro di Luna

 

 

 

 

 

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