C’E’ POSTO PER I GIOVANI CONCERTISTI?
A colloquio col Maestro Sergio Marzorati, Direttore della Civica Scuola di musica di Milano
Notiziario 106 - Febbraio 1983

di Giuseppe Bardone

Incontro il Maestro Marzorati nel suo ufficio di direttore della civica Scuola di Musica di Milano, posto a Villa Simonetta, un elegante edificio rinascimentale restaurato dal Comune di Milano per porvi la sede di una delle più prestigiose e vitali istituzioni musicali nazionali.
Pianista milanese di nascita e di studi, Sergio Marzorati svolge da anni attività concertistica dedicandosi contemporaneamente alla scuola (ha insegnato pianoforte al Conservatorio <G. Verdi> di Torino e dal 1962 dirige la Civica Scuola di Musica di Milano).
Si è messo in luce nel mondo musicale fin dal 1950 conseguendo il 1° premio assoluto al concorso Intemazionale <F. Chopin> svoltosi a Roma, confermandosi successivamente esecutore di un vasto repertorio, che comprende sia autori classici che contemporanei. Ha, fra l’altro, presentato in prima esecuzione per l’Italia il IV Concerto di Rachmaninoff (1954), la 1^ Sonata di Sandro Fuga (1958), il II Concerto di Bruno Bettinelli (1969) e quello di Alberto Soresina (1972).
In campo discografico il Maestro Marzorati ha inciso dischi di musiche di Chopin e di compositori contemporanei e, grazie ad un microsolco dedicato a composizioni di S. Fuga e B. Bettinelli, ha ottenuto nel 1976 una Menzione d’onore conferitagli dalla Commissione giudicatrice del concorso indetto dalla Associazione Critici Discografici.
Oltre ad aver curato numerose revisioni pianistiche, Sergio Marzorati vanta tra i suoi meriti quello di aver curato con dedizione lo sviluppo della Civica Scuola di Musica dotandola anche di una orchestra giovanile e di aver contribuito alla diffusione nel nostro paese della musica barocca allineando la cultura musicale nazionale a quella intemazionale.
In relazione alla sua profonda conoscenza del mondo musicale gli rivolgo alcune domande sulle possibilità attuali che si offrono ai giovani che intendono avviarsi agli studi musicali per poi proseguire nella carriera artistica.

Quali sono oggi le possibilità dei giovani che affrontano una carriera di tipo musicale?
Le prospettive sono ottime, in vent’anni di attività quale Direttore della Civica Scuola di Musica non posso citare casi di ex alunni che siano rimasti disoccupati; è stato molto facile il loro inserimento nel mondo del lavoro a tutti i livelli; alcuni si sono affermati come concertisti, altri come membri di orchestre sinfoniche italiane, molti infine si sono dedicati all’insegnamento.

Quali sono le doti richieste a un giovane che affronta la carriera concertistica?
La figura del concertista è molto complessa; occorrono naturalmente delle innate doti strumentali accompagnate tuttavia da una altrettanto solida preparazione sul piano musicale ed una costante assiduità di esercizio. Un concertista, se non è un grande talento come Pollini, che era già straordinario a quindici anni, è il risultato di uno studio quotidiano ripetuto per decenni; questo è il requisito essenziale senza il quale è impossibile affermarsi come validi concertisti.

I concorsi nazionali hanno oggi un ruolo fondamentale nella selezione dei buoni concertisti?
Sicuramente, anche se oggi esiste una vera e propria inflazione di concorsi, soprattutto nel settore pianistico. Trent’anni fa un vincitore di concorso era subito proiettato nel mondo concertistico ed aveva la possibilità di suonare per enti musicali importanti quali <La Scala> di Milano, <La Fenice> di Venezia, il <Comunale> di Bologna; oggi i vincitori devono accontentarsi di sedi di minor prestigio e, dato il gran numero di concorsi esistenti, se non sono dotati di un talento eccezionale, rientrano presto nell’anonimato data la gran massa di esecutori; le società concertistiche presentano infatti ogni anno i vincitori delle ultime edizioni dei concorsi. Nel nostro paese ci sarebbe forse bisogno di concorsi per altri strumenti, quali i fiati.

Quali i posti vacanti nelle orchestre Italiane?
Finora sicuramente gli strumenti ad arco, i diplomati in tali tipi di strumenti non hanno difficoltà a trovare posto in orchestra, penso tuttavia che la situazione muterà entro un decennio.

E le prospettive nel campo dell’insegnamento?
Oggi è molto cambiata la situazione rispetto al ruolo rivestito una volta dai docenti di Conservatorio che occupavano una posizione sociale di prestigio; oggi, con la grande dilatazione di quadri nel settore dell’insegnamento musicale sono entrate negli organici dei docenti molte giovani leve e la quantità ha un po’ nuociuto alla qualità. I giovani insegnanti devono infatti saper affrontare con impegno il loro ruolo ponendosi sempre nuovi problemi con spirito critico per migliorare la loro preparazione e fornire agli allievi un insegnamento aggiornato. Non credo alla figura dell’insegnante che, dopo aver ottenuto il diploma di uno strumento, abbia una limitata esperienza di esecutore; anche se non segue la carriera concertistica ogni docente deve continuare a studiare e conoscere in prima persona il repertorio musicale.

Ritiene che i programmi musicali siano adatti alla formazione dei giovani studenti di musica?
I programmi risalgono al 1930 per cui è fin troppo facile dire che sono superati; l’insegnante tuttavia con la propria esperienza può supplire alle carenze dei programmi integrandoli con tutto quello che necessita alla formazione di un musicista d’oggi.

Pensa che il livello della cultura musicale media si sia oggi elevato a seguito della diffusione delle dispense e dei dischi venduti nelle edicole?
Sicuramente molte persone hanno preso dimestichezza con i più grandi capolavori musicali e spesso, dopo aver ascoltato il disco offerto in edicola, si recano nei negozi per acquistare la stessa incisione eseguita da altri interpreti.

Nel nostro paese vengono eseguite composizioni di tutte le epoche?
In questo momento si dà molto peso alla musica contemporanea, che in passato era invece troppo trascurata. C’è stata una certa emarginazione della generazione dei compositori di mezz’età che ha portato alla esclusione di parte del repertorio; è un peccato perché bisognerebbe far ascoltare di tutto, anche le tanto deprecate trascrizioni (Cito ad esempio la <Ciaccona> di J.S. Bach per violino trascritta per piano da Busoni che resta l’espressione di un particolare momento storico, che ha avuto un suo peso nella cultura musicale). Può darsi che tale tipo di musica non piaccia ma bisognerebbe poter ascoltare di tutto, anche le opere da camera o liriche dell’ottocento che sono oggi dimenticate e che meritano in qualche caso di essere riesumate.

lei che è stato uno dei principali protagonisti della rinascita della musica barocca nel nostro paese eseguita con strumenti originali, come spiega l’attuale successo di tale tipo di composizioni presso il pubblico?
Gli strumenti d’epoca e loro fedeli copie ci riportano la musica con i timbri originali che esercitano sul pubblico un fascino particolare. Fino a venti anni fa le formazioni cameristiche giravano con un pianoforte, oggi qualsiasi buon complesso da camera ha un clavicembalo di tipo storico; sono anche tornati in auge strumenti quali il violino barocco, il violoncello barocco ed il liuto, che sanno creare l’atmosfera sonora più appropriata alla musica dell’epoca.

GIUSEPPE BARDONE

 

 

Ascolta in sottofondo Etude n° 9 in F Minor Op.10 Sergio Marzorati

 


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