nel banner rotante in alto sono inserite tre immagini tratte dal museo storico Schindler a Cracovia
La fabbrica di Schindler, che produceva oggetti metallici e munizioni a Cracovia, fu il celebre luogo in cui Oskar Schindler si impegnò per salvare gli ebrei dalle atrocità inflitte dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante in un primo momento avesse assunto personale ebraico solo per  approfittare del suo bassissimo costo, successivamente, per la sua fabbrica di pentolame e munizioni che inizialmente dava occupazione a ca. 170 dipendenti, prese in carico oltre 1000 lavoratori ebrei (largamente eccedenti per le effettive necessità aziendali) e li salvò dall'atroce destino che avrebbero affrontato nei vicini campi di concentramento. L'accesso alla fabbrica è oggi un museo storico e ospita spezzoni di vita insieme a mostre che raccontano della vita stessa durante la guerra. Chi ha visto e apprezzato il film Schindler's List, deve visitare questo sito.

sabato 6 gennaio 2024, pioggia gelata e foschia
Da tempo volevo visitare il più infame campo di sterminio eretto dai tedeschi: Auschwitz nei pressi di Cracovia in Polonia.
Una premessa: un simile abominio è il figlio dei regimi sovranisti e suprematisti che si erano affermati negli anni '30, il comunismo di Stalin (almeno 25 milioni di morti) e il nazismo di Hitler (almeno 6 milioni di morti), un pò meno feroce il fascismo di Mussolini (le deportazioni iniziarono dopo l'8 settembre e solo nell'Italia della Repubblica di Salò occupata dai tedeschi che inviarono alcune migliaia di ebrei verso i campi di sterminio, soprattutto Auschwitz) pur sempre responsabile delle vergognose leggi razziali del '38.
L'area di Auschwitz (ca. 40 chilometri quadrati) comprendeva tre campi principali e 45 sottocampi, molti dei quali sorti dalla follia di Hitler come aziende agricole nelle quali i deportati lavoravano come schiavi.
Da parte mia ho visitato due campi, Auschwitz e Auschwitz-Birkenau.

Il campo di concentramento di Auschwitz
Conteneva sino a 20.000 prigionieri, per lo più polacchi e sovietici, e qui vennero assassinati ca. 70.000 esseri umani: dal settembre 1941 vennero usati per la prima volta i gas, poi utilizzati su larga scala ad Auschwitz-Birkenau per la "soluzione finale della questione ebraica". Sopra il cancello di entrata troneggia ancora la beffarda scritta (opera di un artigiano polacco) in ferro battuto "arbeit macht frei" ("il lavoro rende liberi") che suonava come un goffo tentativo di rassicurazione per i nuovi entrati; il campo era anche il centro operativo per la gestione amministrativa dei prigionieri dell'intera area e qui venivano compiuti, anche sui bambini e le donne incinte, gli esperimenti medici per il miglioramento della razza. Particolare raccapricciante il fatto che le aree destinate alla detenzione erano circondate da reticolati in filo spinato attraversati da corrente elettrica ad alta tensione: idem anche nel vicino campo di Birkenau. Sono ancora intatte le camere a gas e i forni crematori nonostante l'ordine di Hitler (novembre 1944) di demolirli nell'inutile tentativo di non far sapere al mondo quali atrocità si consumavano qui e nel vicino campo di Birkenau.

Il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau
Situato a pochi chilometri dal campo di concentramento di Auschwitz, era diventato operativo dall'ottobre 1941: in soli tre anni qui morirono - per la maggior parte nelle camere a gas - almeno 1.100.000 persone di cui 960.000 ebrei. Hitler contava su Birkenau per conseguire la "soluzione finale della questione ebraica": tuttavia dopo gli ebrei sarebbe stata la volta dei polacchi (per permettere ai tedeschi di avere maggior spazio vitale) e ai russi (nella sua follia le razze slave erano inferiori e dovevano essere sterminate). All'arrivo dei treni erano immediatamente individuati gli "inabili al lavoro" - anziani, donne e bambini - che venivano immediatamente dirottati alle camere a gas e qui assassinati; alcuni uscivano ancora vivi e in questo stato venivano ugualmente avviati ai forni crematori e ai "roghi" (fosse crematorie); nei reticolati in filo spinato attraversati da corrente elettrica ad alta tensione il campo poteva contenere oltre 100.000 prigionieri, in edifici in mattoni e in baracche di legno (utilizzate in Germania per contenere 90 cavalli, qui erano riempite con 750 persone). Quando i russi liberarono il campo (27 gennaio 1944) trovarono solo 7.000 scheletri umani ancora vivi: infatti nel novembre del 1944, quando si stavano avvicinando i russi, per non permettere loro di sfuggire alla morte Hitler ordinò di condurre i prigionieri ai campi di sterminio tedeschi e austriaci (le c.d. "marce della morte") e, nel contempo, di distruggere le camere a gas e i forni crematori: oggi si vedono le lugubri rovine di queste strutture, che vengono conservate all'attenzione dei visitatori. Per quanto concerne invece le baracche in legno, sono state demolite dai prigionieri tedeschi catturati dall'Armata Rossa, che furono qui rinchiusi per tutto il 1945 (nei campi si vedono ancora le loro strutture perimetrali e i camini in mattoni).

Cosa dire ancora? Anche se ho visto altri luoghi, innanzitutto il mio non è stato un vero e proprio viaggio ma piuttosto una sorta di pellegrinaggio verso un luogo che desideravo da tempo vedere con i miei occhi in quanto mi sembrava impossibile che esistessero belve umane capaci di tante scelleratezze. In molti mi avevano sconsigliato di partire dicendomi che mostravo un coraggio che loro non avevano: posso infatti affermare senza retorica che questa visita mi ha lasciato dentro qualcosa di nuovo. Posso affermare senza remore che chiunque pensi di costruire in Italia o all'estero un qualcosa che assomigli anche lontanamente a un campo di concentramento genera dentro di me un senso di repulsione che prima non provavo.
Nei campi di Auschwitz non sono stati consumati crimini di guerra o di altra specie: qui è ancora palpabile il male assoluto che traspira da ogni zolla e da ogni edificio e che deve essere tenuto presente in futuro, anche facendo scelte dolorose.
Durante l'attraversamento dei due campi ho notato parecchie scolaresche (presumibilmente di scuole superiori): la stessa cosa dovrebbero fare le scuole del nostro paese. Consiglio a tutti i nostri politici, di ogni segno e partito, di venire ad Auschwitz senza il consueto codazzo di portaborse e di leccapiedi non per cercare voti ma per rendersi conto dei guasti delle tendenze sovranistiche e suprematistiche che hanno inquinato e inquinano purtroppo i c.d. "centri del potere".

Alfredo Izeta

A corredo le fotografie; cliccare
sui due links per visualizzarle:
- Auschwitz
- Auschwitz/Birkenau

 

 

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